Questa prima settimana di ottobre è iniziata con la ripresa dell’attività fisica: sono finalmente riuscito a tornare in palestra, riprendere il pilates e iniziare un percorso di riattivazione atletica che, alla mia età, diventa ormai fondamentale. Ma il sabato è sacro, è dedicato al mare! Così mi sono organizzato con il mio fratellastro, il prof. Roscigno, per una bella snorkelata di primo mattino.
Il vento di grecale, che nei giorni scorsi aveva agitato il mare, è finalmente calato, ma l’aria resta pungente. Quando suona la sveglia alle 6 è ancora buio; controllo il telefonino e trovo un messaggio di Mimmo: è già in viaggio. Ormai conosco le sue abitudini e so che, anche se l’appuntamento è fissato per le 7, alle 6:40 sarà già sotto casa. Infatti, puntuale, eccolo arrivare. Io sono pronto e scendo con la mia borsa fotografica. Non ho fatto colazione per non rischiare fastidi in mare. Passiamo al garage a prendere la mia attrezzatura da apnea e la zavorra, poi ci dirigiamo con la sua auto a Meta.
Quando arriviamo, il vento è ancora fresco ma il mare è in scaduta e le condizioni sembrano quasi ottimali. L’acqua appare limpida. Nel porticciolo, però, galleggia tanta sporcizia in superficie, spinta sotto costa dal vento: un segnale che potrebbe essere positivo, perché magari ha portato anche qualche medusa o altro plancton da fotografare.
Dopo qualche attimo di titubanza prima di spogliarci, iniziamo la vestizione con le mute da apnea. Sistemiamo telefonini e chiavi dentro la zattera di segnalazione, e poco prima delle 8 entriamo in acqua per esplorare lo specchio che porta verso Piano di Sorrento.
All’inizio la visibilità è scarsa: l’acqua è torbida e l’ombra proiettata dalla falesia tufacea rende tutto ancora più cupo. Ma appena ci allontaniamo, la situazione migliora. C’è un po’ di onda, che però non mi disturba troppo. Mi accorgo però di essere leggermente negativo: con la fotocamera in mano, un chilo di zavorra in meno sulla cintura sarebbe stato meglio.
Restiamo quasi tre ore in acqua. Il fondale è vario: sabbioso, punteggiato da isole di roccia, e più avanti una franata di pietre, dove Mimmo avvista anche una bella corvina. A un certo punto ci separiamo: lui si dedica a una serie di tuffi di allenamento per migliorare l’apnea, mentre io resto in superficie a perlustrare la costa e le sue grotte artificiali, scavate nel tufo dai marinai.
Incontro due subacquei in pesca, poi torno da Mimmo. Sono abbastanza stanco e non allenato per uno sforzo così lungo, ma sono felice: a ridosso dell’arco roccioso che unisce Meta con Piano di Sorrento ho trovato un paio di meduse Cassiopea, a fine ciclo vitale ma davvero suggestive.
Quando rientriamo a terra, il sole è ormai caldo, il vento è calato e il mare è diventato liscio come l’olio. Anche nel porto la visibilità è migliorata: è quasi un peccato dover uscire dall’acqua. Ci spogliamo senza problemi; nel parcheggio ci sono solo poche auto, niente bagnanti, solo qualche mamma con i bambini che giocano sulla sabbia.
Appena pronti, saliamo in macchina. Affamati, addentiamo le banane portate dal prof, poi ci fermiamo al bar per fare colazione e scattare il nostro selfie finale. Intorno a mezzogiorno Mimmo mi riporta a casa. Durante il tragitto iniziamo già a programmare le prossime uscite subacquee, senza dimenticare però il pensiero al nostro “fratellino” Rosario Scariati: presto organizzeremo con lui una spedizione al “Ficarella Scuba Camping” di Saline Joniche, dove ci attende il carissimo Domy Tripodi!