Marco Gargiulo

#62 La “Cittadella” di San Montano

Stamattina sono andato a trovare il mio amico Valerio Gargiulo a San Montano, Massa Lubrense. Mi aveva raccontato di aver costruito una sorta di cittadella subacquea con i sassi raccolti sul fondo, invitandomi a fotografarla prima che l’azione dei marosi invernali la distrugga. Mi aveva anche mostrato una foto estratta da un video girato con la GoPro, in cui si vedeva una piccola cernia affacciarsi tra gli archi della costruzione.

Così, alle 9:30, l’ho raggiunto a casa e insieme siamo scesi in spiaggia. Abbiamo utilizzato una mono-bombola da 5 litri e un paio di pinne corte da nuoto. Entrati in acqua, Valerio mi ha condotto sul posto, e sono rimasto esterrefatto: la cittadella subacquea era molto più estesa di quanto immaginassi.

Valerio mi ha raccontato che lavora a questa costruzione da oltre cinque anni: ogni estate la ripara dai danni del moto ondoso e ne amplia la pianta, pezzo dopo pezzo. I pesci, ormai abituati alla sua presenza, lo circondano subito, certi che qualche briciola di cibo arriverà. La cittadella è diventata il loro rifugio: salpe, saraghi di ogni specie, sciarrani, castagnole, cefali e persino qualche piccola spigola danzano davanti all’oblò della mia fotocamera. Uno spettacolo meraviglioso, reso ancora più affascinante dalla luce del sole che filtra nell’acqua.

Valerio mi racconta un po’ com’è nata questa idea:
Diversi anni fa, vidi sott’acqua una piccola montagnetta di sassi lasciata da qualcuno, che poi seppi essere un tentativo per liberare dei cavallucci marini in un posto più riparato.
Nonostante dubitassi che avesse ottenuto il suo scopo, non vedendo ippocampi, iniziai a costruirci intorno qualcos’altro.
L’anno successivo lo stimolo di creare altre strutture crebbe e mi portò alla costruzione del primo, piccolo quartiere subacqueo, anch’esso contenuto in una cinta muraria. Era molto meno esteso di quello che c’è attualmente, ma comunque dotato di alcune torri molto alte e belle da vedere, fu una ispirazione.
L’anno successivo iniziai una nuova costruzione, ma purtroppo per colpa di qualcuno che si divertiva a distruggere ripetutamente le cose che costruivo mi fece passare la voglia di continuare.
Ho fatto passare diversi anni prima di costruire ancora, nella speranza di non ritrovarmi in quella sconfortante situazione.
Ed eccoci al 2025 e, come nelle precedenti versioni, l’architettura resta ispirata alle cittadelle terrestri.
Nel tempo si è ampliata sempre di più, con stanze, ponti e decorazioni utilizzando talvolta grossi massi che ho fatto rotolare, quando non ce la facevo a tenerli in mano, soprattutto per creare parti della cinta muraria.
Tra le varie zone interessanti:
C’è una torre su cui puoi appoggiarti con i piedi, restando con la testa sott’acqua, mentre con uno snorkel puoi respirare e guardare il panorama senza dover nuotare. Naturalmente a seconda della marea e della statura di una persona.
Sotto quest’ultima una stanza con un soffitto semicoperto a forma di elica.
Tra i vari ingressi ce n’è uno che chiamo il “Ponte Bianco”, fatto con tre enormi pietre che ho ritrovato nello stesso posto dopo anni. È chiamato così perché su di esso poggiavo sempre i pezzi di mattonelle più bianchi trovavo in giro e inizialmente brillava così tanto che si vedeva perfettamente anche da un terrazzo di San Montano.
Nella parte centrale, c’è quella che chiamo il “dome”: un grosso masso chiaro e affusolato che simboleggia il centro della cittadella ed è sollevato su due piani, poggiando su una pietra larga e piatta che a sua volta è sostenuta da pilastri, creando l’effetto di una struttura a due livelli.
Arrivando dalla spiaggia, magari guidati da uno dei due “sentieri” subacquei appositamente costruiti, si nota che c’è un ingresso sul quale poggia una pietra a forma di cuore, purtroppo più volte rimossa dai soliti ignoti.
Naturalmente questa struttura subacquea è costruita interamente con materiali naturali fatta eccezione di un nastrino che ho trovato anch’esso sott’acqua ed ho legato ad una canna per fare da bandiera in cima al bastione più lontano e più alto.
Per quanto riguarda la fauna, ho visto numerosi saraghi e talvolta piccole cernie fare capolino da fessure, passaggi e stanze. Una grossa soddisfazione, come l’essere costantemente accompagnato da numerosissime salpe ed occhiate, sempre in cerca di una manciata di pane che occasionalmente o elargito per far ricordare loro, anche vestendo la stessa maglietta, pantaloncino e guanti, che non sono una minaccia.

Restiamo immersi per un paio d’ore, poi torniamo a casa per cambiarci e riporre la fotocamera nel borsone. Dopo aver salutato Valerio, torno a casa in scooter, lavo subito tutta l’attrezzatura e mi preparo per rientrare al mare con mia moglie, allo stabilimento balneare Salvatore, per uno degli ultimi bagni prima della chiusura per lavori.

È stata un’esperienza divertente e sorprendente, e non vedo l’ora di tornare in acqua con lui, magari al tramonto, per scattare nuove foto!

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