Il pomeriggio del campeggiatore è molto lungo, e resistere al gran caldo è un’impresa. Cerchiamo ogni angolo d’ombra per riposare un po’, ma siamo costretti a spostarci continuamente. Alle 16 finalmente arriva Domy e ci fa compagnia; mentre loro fumano, io vado al bar: per me un ottimo gelato e per i miei amici una granita freschissima. Le bombole, intanto, sono già tutte cariche per l’immersione notturna.
Radunati al diving, ci muoviamo con due auto verso il porticciolo Canale. Con noi c’è anche Francesco De Caro, e per fortuna non troviamo il traffico di ieri sulla Statale. Parcheggiamo e, visto che è ancora presto, ci fermiamo a chiacchierare in attesa che cali la sera. Dalla superficie l’acqua sembra molto limpida: speriamo sia davvero così.
Entriamo in acqua e subito percepiamo che è più fredda rispetto alla mattina. Iniziamo la discesa sul pendio e ci separiamo dal gruppo: io e Mimmo ci dirigiamo verso sinistra, seguendo il nostro solito giro, mentre Domy con Francesco e gli altri vanno dritti dalla spiaggia. Sono fortunati: incontrano un trigone e lo fotografano, mentre noi camminiamo quasi invano sul fondale sabbioso.
In profondità l’acqua è ancora più fredda. Io incontro una coppia di caponi, poi una seppia e poco altro. Mimmo si avvicina ogni volta che vede i miei flash, sperando in qualche soggetto spettacolare, ma poi scopre che sto immortalando uno scorfanetto o un piccolo polpo. Decidiamo di scattare un selfie insieme, e proprio in quel momento individua un polpo più grande rintanato in una tana sabbiosa: si ritrae subito e non riesco a fotografarlo.
Rientriamo alla base del molo. Io mi intrattengo a fotografare i rifiuti presenti nella zona, mentre Mimmo si dedica a inseguire una grossa triglia. La scena mi fa sorridere, perché mi ricorda i suoi rimproveri di un tempo: quando lui mi raggiungeva sperando in soggetti interessanti e invece mi trovava intento a fotografare proprio delle triglie.
Questa volta non vediamo le aguglie che solitamente incontriamo, ma i nostri amici le hanno fotografate, probabilmente spaventandole via. Notevole invece la grande presenza di ricci neri sulle rocce del porticciolo: lasciano le superfici completamente bianche, confermando il loro ruolo di “giardinieri” del mare, ottimi controllori della crescita algale. È anche un contrasto evidente con le nostre zone, dove la mancanza di ricci – soprattutto di quelli commestibili – ha permesso alle alghe di esplodere in modo incontrollato, anche in punti storicamente puliti.
Quando torniamo a terra, complice il venticello di mare, tutti iniziamo a battere i denti per il freddo. Siamo indecisi se spogliarci o restare con le mute addosso, ma iniziamo a smontare le attrezzature. Io commetto un errore tecnico madornale: dimentico di togliere prima i calzari, perdo tempo e intanto mi raffreddo ancora di più. Finalmente ci svestiamo, scattiamo una foto ricordo con i nostri accappatoi colorati della “Confraternita dei Fotosub” (della quale sono il Priore) e saliamo in macchina diretti al Ristorante Naif, dove ci aspettano i familiari di Francesco.
Arriviamo alle 22 e ci sediamo all’aperto, ma il cibo non arriva prima delle 23, visto l’afflusso enorme di clienti. Ceniamo a base di pesce, chiudiamo con un bicchierino di liquirizia e rientriamo al diving. Mettiamo in carica batterie e telefoni, e solo dopo mezzanotte andiamo finalmente a dormire.
Per gli standard del sito d’immersione, la serata è stata piuttosto deludente.